testo critico
di Enzo Nicola Terzano 1995
I volti del Dharma
I Volti dei Maestri di conoscenza, dipinti da Mauro Nobilini, sono la traccia
della presenza del Dharma (l'insegnamento volto alla conoscenza del Sè),
nella condizione umana (la dimensione del Nirmanakaya nella quale il Maestro 'affonda'
volontariamente per condividere con tutti gli altri esseri che lo riconoscono,
le istruzioni che liberano dal condizionamento e dalla sofferenza.
Baba Nityananda, Baba Muktananda, Gurumayi Chidvilasananda, Namkhai Norbu Rimpoche,
Satya Sai Baba sono il frutto prezioso di tradizioni e lignaggi di Maestri che
trasmettono la suprema attitudine che tutto crea ovvero l'arte creativa, in altri
termini trasmettono prajna (scr.- 'saggezza') e upaya (scr.- 'metodo'), perfettamente
adornati dalla loro indissolubile realizzazione.
Per lo spettatore vedere anche semplicemente il loro volto dipinto, per la qualita
del volto 'santo' di recare l'essenza del desiderio di liberazione, è già
in qualche modo la via per giungere a riconoscere prajna e upaya.
Proprio questa mi appare la valenza che investe i quadri di Nobilini di un valore
'sacro' attivo. Ecco che l'artista per aver compiuto un piccolo percorso verso
il sacro, innanzitutto cominciando da se stesso attraverso la pratica della meditazione,
giunge spontaneamente nell'alveo dell'azione creatrice che partecipa della devozione.
Più profonda diventa la sua meditazione più vasta e sacra sarà
la sua opera.
Nelle opere di Nobilini siamo lontani da quel sacro come scenografia e atteggiamento
esteriore, quando privi di qualsiasi devozione si descrivono inconsapevolmente
lussureggianti e autocompiaciuti panorami concettuali e poi a questi segni, privi
di 'potere', gli si danno nomi altisonanti con cui adornare il proprio ego indurito
dal dominio che esercita sulla mente ordinaria.
Per quanto riguarda lo 'stile', con cui sono stati dipinti questi volti, si pensi
innanzitutto al valore dello 'stile' in quanto ornamento superficiale dell'opera,
altrimenti si rischia, come ampiamente accade, di fare del 'linguaggio' la finalità,
badando esclusivamente al modus e dimenticando l'essenza.
Lo stile è dunque un accidente dell'opera, una coincidenza con il gusto
dell'epoca.
Al riguardo uno dei segni della confusione e del disorientamento rispetto alla
finalità dell'arte, nasce proprio dal rimuovere l'essenza dell'opera (nel
caso dell'arte sacra conferire la liberazione attraverso lo sguardo), per distrarsi
nelle forme vane dello stile. In questo senso le opere di Nobilini rimandano al
ready-made, ai fumetti, alla copy art, come qualche critico sostiene, ma l'atto
di rimandare un'immagine ad un'altra non ci consente alcuna reale comprensione
dell'opera, ma ci rende solo eruditi nell'evoluzione delle forme transitorie.
In altri termini: il Volto del Dharma assume, nelle epoche, diverse forme non
si ferma nemmeno di fronte ai nostri limiti, ma si adegua alle nostre concezioni
dualistiche che necessitano della 'rappresentazione'.
Nessun vincolo estetico come nessuna convenzione possono impedire al Dharma di
manifestarsi e di conformarsi a qualsiasi circostanza, tutte esteriori e temporanee,
con la stessa libertà con cui l'acqua si adegua a qualsiasi cavità.